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MEDIA EDUCATION ED ESERCITAZIONI AUDIOVISIVE

di Deborah Bandini

Cos’è la media education? Come si può insegnare il linguaggio dei media nelle scuole? Con il termine media education si vuole indicare un’attività educativa e didattica che sia in grado non solo di accrescere negli alunni le competenze comunicative necessarie per capire e conoscere i diversi media e le loro caratteristiche, ma anche di sviluppare una padronanza delle tecniche che sono necessarie per la loro produzione. Questo tipo di conoscenza dei meccanismi che regolano la comunicazione mediatica è, inoltre, molto utile al fine di stimolare la comprensione critica dei mezzi di comunicazione e mettere gli studenti nella condizione di produrre testi utilizzando i linguaggi e le tecnologie dei media.

I media sono dotati di un forte potere ideologico e dimostrano molto bene come la realtà possa essere manipolata. Molti teorici sono concordi nell’affermare che gli alunni devono “imparare a smontare i media per capire la loro verità”, ma nella pratica spesso non si hanno gli strumenti per farlo. L’introduzione della media education nella scuola richiede, infatti, l’aggiornamento costante dei docenti e il riferimento ai media educator (che si propone come nuova figura professionale e si affianca agli insegnanti tradizionali della scuola). La scuola deve, tuttavia, intervenire nel campo dell’educazione ai media secondo le metodologie e gli strumenti che le sono propri e non attraverso un approccio episodico, frammentario e non scientificamente fondato.

Come si attua in Italia la media education nelle scuole in particolare per quel che riguarda il linguaggio audiovisivo? La didattica dei media nel nostro Paese non è istituzionalizzata. Essa s’inserisce, però, in vari modi nel panorama scolastico, ma in modo caotico e non strutturato. Esiste la consapevolezza diffusa della necessità di stimolare nei ragazzi il senso critico nell’approccio ai mezzi di comunicazione, ma come si lavora nelle aule italiane sugli audiovisivi? Con quali metodologie? Quali sono gli approcci più efficaci? Chi organizza i laboratori di produzione audiovisiva nelle scuole?

Il metodo di insegnamento in questo settore è quello interdisciplinare, cioè l’insegnamento è affidato ad un team di docenti, anche se talvolta è presente un esperto esterno. Gli insegnanti maggiormente coinvolti sono spesso quelli di lettere, di educazione artistica o tecnica. Il lato negativo di questo tipo di approccio è che si ritiene l’educazione ai media una disciplina secondaria e per la quale non è necessaria una preparazione specifica. Quello positivo è che viene tenuto conto dell’aspetto multi-disciplinare della materia in cui spesso si affiancano il lavoro teorico e pratico, cioè le attività di analisi e produzione.
La presenza di uno specialista della media education è molto importante perchè funge da supporto in quanto è sempre aggiornato sulla materia e conosce molto bene il lato tecnico e pratico della disciplina che non sempre un docente è tenuto a conoscere.

L’Associazione Italiana di Media Education (MED) ritiene che l’obiettivo finale della media education dovrebbe essere quello di formare un giovane alfabetizzato sul linguaggio dei media, capace di leggerli criticamente e di comprenderne i processi che ne stanno alla base (decostruire i media). L’alunno dovrebbe diventare un soggetto attivo e non passivo e dovrebbe essere anche capace di costruire la rappresentazione mediatica, diventando egli stesso “creatore di sempre nuove forme di comunicazione”. Le possibilità di far esercitare i ragazzi per raggiungere questi obiettivi sono molteplici. Solitamente l’approccio ai media avviene all’interno del programma di un’altra materia, ma in alcuni casi si affianca al programma ufficiale attraverso la proposta di progetti specifici.

Come si lavora nelle aule italiane per quel che riguarda l’approccio all’audiovisivo, al cinema e alla televisione? La modalità proposta più frequentemente, che coniuga molto bene il valore formativo ed espressivo, è quella della realizzazione di un cortometraggio in quanto ritenuta la prassi più coinvolgente per i ragazzi stessi. Nelle scuole spesso si organizzano dei laboratori di filmmaking finalizzati alla produzione di un cortometraggio di finzione. Ma come si realizza un cortometraggio in aula? Quali sono le caratteristiche, ma anche i pregi e i difetti dei lavori prodotti dalle scuole? I lavori realizzati in ambito scolastico sono frutto di una mediazione tra la spinta creativa degli studenti e le esigenze educative degli insegnanti. Per questo hanno un duplice valore: formativo (imparare il linguaggio audiovisivo) ed espressivo (forma di produzione artistica).

La realizzazione di un cortometraggio è l’unica possibilità pratica capace di coinvolgere i ragazzi attivamente nella conoscenza del linguaggio audiovisivo? Esistono altre esercitazioni audiovisive che possono essere proposte nelle scuole e che siano efficaci? Esistono diversi tipi di esercitazioni audiovisive che sono molto semplici, ma anche molto efficaci per far conoscere il linguaggio audiovisivo nei suoi diversi aspetti, come ad esempio:

Dal punto di vista tecnico è forse il montaggio audiovisivo l’aspetto più interessante e coinvolgente per mettere in luce i meccanismi della costruzione degli audiovisivi. Ma che cos’è il montaggio? Quali sono i meccanismi che lo regolano? Il montaggio è quell’operazione che consiste nell’unire la fine di un’inquadratura con l’inizio della successiva. E’ innanzitutto un mettere in relazione (funzione connettiva) due o più elementi tra loro. Per questo è più di una semplice operazione tecnica: è dar vita ad un rapporto sulla base di un progetto narrativo, semantico e/o estetico. Conoscere i meccanismi e le principali tipologie di montaggio permette di avere piena consapevolezza di come si può facilmente creare un senso, un significato, un discorso a partire dalle immagini che abbiamo a disposizione. Il montaggio sonoro è il secondo aspetto più rilevante ed è, dunque, essenziale conoscere e imparare ad usare correttamente anche la traccia audio sia essa un rumore, un parlato o una musica. A seconda di come mettiamo in successione le inquadrature e di quale rapporto si instaura tra immagini e suono il risultato finale è diverso.

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